L’auto-pubblicazione può dare grandi
soddisfazioni ed essere remunerativa.
Lo conferma Roberto Tartaglia, autore di
un giallo a incastri e di un thriller psicologico serrato e coinvolgente che in
questi giorni si fa conoscere su internet imponendosi all’attenzione di una
platea sempre più vasta. Tartaglia ci parla delle sue opere, CASUS BELLI e LO
SCACCIAPENSIERI, dell’importanza della promozione, delle nuove piattaforme
digitali, dei limiti dell’editoria tradizionale e… di un disordine neurologico
chiamato Sindrome di Tourette.
PUBBLICARE E VENDERE SENZA CASE EDITRICI SI PUO’.
Lo testimonia Roberto Tartaglia, uno scrittore che grazie al self publishing ha
creato due opere di successo, CASUS BELLI e LO SCACCIAPENSIERI. Chi volesse saperne
di più dei suoi romanzi può visitare http://www.robertotartaglia.com. Gli
aspiranti scrittori interessati al suo servizio di consulenza possono trovare
informazioni su http://www.viverediscrittura.it
1) Anzitutto parlaci del tuo ultimo romanzo,
“Lo scacciapensieri”. Cosa racconta?
“Lo scacciapensieri” è un romanzo cui tengo molto, perché si
prefigge di far conoscere una sindrome neurologica definita “rara e incurabile”
che io stesso ho dalla nascita: la Sindrome di Tourette. Ho saputo di avere
questa sindrome, e sono riuscito a dare un nome ai miei disturbi, solo a 33
anni. Da allora ho imparato a controllarla grazie alle terapie rieducative del
sistema nervoso del Prof. Gianfranco Morciano. Non volevo che altre persone, specie bambini,
soffrissero e non riuscissero a conoscere la verità e a curarsi.
La
Tourette è una grande risorsa, se sai come utilizzarla, ma può risultare un
dramma, in caso contrario. I più grandi nemici della Tourette, ad oggi, sono
sia la carenza di informazione, che l’errata informazione. Per questo, credo
che fornire chiarimenti in merito sia la chiave di tutto.
Così, ho
voluto utilizzare il fascino del thriller psicologico per parlare di questo
argomento. Perché (non so se bene o male) questo è ciò che so scrivere, il
genere che più fa per me. Credo molto nella potenza delle storie. E nel fascino
del mistero. E allora, tra colpi di scena e personaggi ambigui, ho cercato di dar
vita a un’avventura che illustrasse tutti i retroscena della sindrome.
Spero
davvero di esserci riuscito.
2) Che tipo di riscontri hai avuto finora? Come
porti avanti la tua strategia di promozione del libro?
Il
riscontro è molto buono. Non me lo aspettavo, sinceramente. Sono tante le
persone che mi scrivono (pubblicamente o privatamente) per farmi i complimenti
e ottime sono le recensioni che ho avuto sinora, anche da personaggi illustri
come il giallista Andrea G. Pinketts. Sono molto soddisfatto.
Intanto,
nel mio blog continuo a parlare di Tourette e ad approfondire il tema, con
articoli che mi permettono di ricevere commenti ed email di ringraziamento
molto commoventi, da parte di persone che, per un motivo o per un altro, hanno
a che fare con la sindrome.
In
merito alla strategia di promozione, sinora ho puntato tutto solo sul mondo
della Tourette. Sinceramente, non mi sono posto come obiettivo quello di
trasformare il romanzo in un “caso editoriale”, o di scalare le vette di
Amazon. Avrei potuto decidere, ad esempio, di abbassare il prezzo, fare
pubblicità e ottenere un picco di vendite in pochi giorni, così da arrivare in
vetta alle classifiche e ottenere risalto, prima di alzare nuovamente il
prezzo.
Ma mi
sarei ingannato da solo.
Volevo
che questo libro fosse una gioia, un regalo per tutti coloro che hanno, o
vivono in terza persona, la Sindrome di Tourette. Visto l’affetto dimostrato
dai lettori, le email e i commenti ricevuti sinora mi hanno fatto scegliere di
continuare la saga, con gli stessi personaggi. Il nuovo romanzo, già in fase di
ultimazione, dunque, sarà il seguito de “Lo scacciapensieri”.
Nel frattempo,
continuo a muovermi, sia sul Web che nel mondo reale, con presentazioni ad hoc
per pubblicizzare il libro e far conoscere la Tourette. Torno ora da una
presentazione in Sicilia che ha visto oltre 70 partecipanti e decine di libri
venduti. Dico “partecipanti” e non “presenti” perché erano davvero partecipi,
interessati, curiosi di conoscere la sindrome.
Questo
libro mi sta regalando esperienze bellissime!
3) Ci sono degli scrittori che ti hanno
influenzato maggiormente nella stesura de “Lo scacciapensieri”? Hai dei maestri
della letteratura di genere a cui ti ispiri?
I miei
maestri sono tutti morti da un po’, purtroppo. Si chiamavano Edgar Allan Poe,
Agatha Christie, Edgar Wallace, S.S. Van Dine. Sono loro che mi hanno iniziato
alla narrativa del mistero. Ma anche la cinematografia c’ha messo del suo.
Film
come “Memento”, “The game”, “Vanilla sky” e “A beautiful mind” mi hanno fatto
comprendere quanto fosse importante inserire nelle mie storie del mistero il
fascino della mente umana. Così, il primo romanzo, “Casus belli”, ha preso la
forma di un poliziesco classico, con indizi nascosti da decifrare, ma il
secondo, “Lo scacciapensieri”, mi ha aperto una nuova strada: quella del
thriller psicologico (o psychothriller).
Strada
che intendo continuare a percorrere, migliorandomi sempre più.
4) La tua strada di autore indipendente nasce
nel 2009, quando - dopo una serie di delusioni ricevute dall’editoria
tradizionale - hai deciso di pubblicare il primo romanzo, “Casus belli”, in
self publishing, vendendo 5mila copie in circa 6 mesi. Come hai fatto a
raggiungere un risultato così straordinario? Hai del rancore verso gli editori
che non hanno saputo cogliere la tua proposta?
Tutto
nasce nel 2009, è vero. E nasce come una scommessa. Avevo ottenuto una marea di
rifiuti dall’editoria tradizionale. Anzi, no. Non è del tutto vero: non mi
hanno rifiutato, mi hanno completamente ignorato. Ma io sono testardo e non mi
sono arreso.
Grazie a
Google ho scoperto il self publishing e me ne sono innamorato. Mi sono messo a
lavorare sulla copertina, ho commissionato un lavoro di editing. Insomma: ho
curato la qualità dell’opera nel dettaglio. Solo dopo ho deciso di pubblicare.
Complice
il tema di forte impatto sul Web, le scie chimiche, complice la novità del self
publishing che stava prendendo sempre più piede in Italia, sono riuscito a
superare le 5mila copie in pochi mesi. Soprattutto in formato eBook, chiaro, ma
anche in versione cartacea è andato bene, con qualche centinaio di copie
vendute.
Io stavo
solo mettendo in pratica ciò che avevo già fatto a fine anni ’90/inizio nuovo
millennio con la mia band crossover, dopo che diverse case discografiche
avevano ignorato i nostri CD: pubblicizzare le opere sul Web. All’epoca, con
questo lavoro riuscii a portare le nostre canzoni al primo posto delle
classifiche mondiali di Vitaminic (in quei tempi era il sito di settore più
gettonato). Riuscimmo ad andare in onda anche su Radio RAI e ad essere invitati
ad una festa che la RAI tenne a Roma e che ci permise di chiacchierare con
professionisti del settore come gli Avion Travel, tanto per fare un esempio.
Per
rispondere alla tua domanda: no, non ce l’ho con chi mi ha ignorato. Le case
editrici (così come quelle discografiche) ragionano secondo logiche differenti
da quelle di noi autori. Loro inseguono il profitto, sono aziende ed è normale
che sia così. Io, invece, ho inseguito sempre e solo il divertimento. Non mi
interessano soldi e fama, non ho mai voluto sentirmi chiamare “scrittore”, voglio
solo scrivere. Perché lo trovo terapeutico ed emozionante. Scrivere ed essere
letto, perché questo mi dà modo di rendere pubblico il mio pensiero e di
confrontarmi con tante persone interessanti.
5) Ci sono dei testi prodotti in self
publishing che ti hanno colpito? Hai mai letto e-book indipendenti che avresti
voluto scrivere?
Certo
che ci sono, non faccio nomi per evitare di deludere coloro che non verranno
menzionati, ma ce ne sono. Molti di questi li ho letti per puro caso, perché i
loro autori (o autrici) me li hanno sottoposti per avere un mio parere.
Prima di
“espormi”, per così dire, non avevo idea di quanti talenti ci fossero in giro.
È incredibile, davvero. Giovani e meno giovani, che fanno tutt’altro di lavoro,
riescono a mettere su carta storie avvincenti, o manuali interessantissimi, con
una profondità d’animo da lasciare di stucco.
Il
mercato del self publishing è pieno di veri talenti che non hanno nomi
altisonanti ma che vale la pena leggere e studiare. Consiglio a tutti di fare
un giro sugli store dei vari siti di self publishing e leggere qualche
anteprima.
6) Il self publishing esteso a tutti gli
aspiranti scrittori del paese non rischia di alimentare il narcisismo di tanti
appassionati di scrittura, spesso incapaci di coltivare tale arte? Non credi
che la figura dell’editor possa essere utile anche nell’editoria digitale?
La
figura dell’editor, come ho accennato prima, è fon-da-men-ta-le. Rinunciare
alla qualità vuol dire darsi la zappa sui piedi da soli. Pubblicare un libro
che non vale la pena leggere vuol dire far segnare il proprio nome nella lista
nera di tutti coloro che lo hanno acquistato.
In
sostanza: mi hai fregato stavolta e non mi freghi più!
Purtroppo
il problema della qualità dell’opera si pone, con il self publishing, per
questo le anteprime sono lo strumento migliore per capire se vale la pena o
meno comprare quel libro. E anche il prezzo può essere un incentivo. “Casus
belli”, nel 2009, io lo misi a 0,99 cent e, per un periodo, addirittura
gratuito.
Chi
diavolo è questo Roberto Tartaglia? Perché dovrei comprare il suo libro? Con
l’anteprima e un prezzo basso ti permetto di dare una risposta a queste
domande.
Scrivere
è un mestiere, anche se lo si fa per sola passione. E, come ogni mestiere, ha
bisogno di tecnica. Nessuno si improvvisa medico, o ingegnere, o avvocato. Non
vedo perché qualcuno debba sentirsi in dovere di improvvisarsi pittore,
musicista, fotografo o scrittore.
Avere
passione e talento è solo un motivo per iniziare. Per diventare davvero
professionisti occorre studio, costanza e tecnica.
7) Come nasce il progetto multimediale del sito
Vivere di scrittura e quali finalità ha?
Vivere di Scrittura nasce con l’intento di insegnare ad altri scrittori e
scrittrici emergenti come usufruire di tutti i benefici del self publishing.
Attraverso
il mio blog, le guide gratuite che invio via newsletter agli iscritti, e tanti altri
servizi, mi metto a disposizione per insegnare ad altri come autopubblicarsi e
autopromuoversi con efficacia.
Ho
studiato molto e con grandi professionisti di vari settori per imparare le
tecniche di web marketing, SEO e personal branding, ma anche di scrittura
narrativa e giornalistica. Così, ora, ho deciso di mettere su questo progetto e
insegnare ad altri i metodi e le strategie che ho tirato fuori da questa mia
esperienza. Si tratta di miei consigli e del frutto dei miei studi e delle mie
sperimentazioni. Non mi pongo come detentore della realtà ultima, sia chiaro.
Detesto quel tipo di atteggiamento!
Per non
creare confusione, ho deciso di dividere le mie attività in due siti
differenti, con due differenti newsletter e differenti argomenti. Sul mio sito personale si possono leggere i miei pensieri, le mie
esperienze con la Tourette e la scrittura, via newsletter si possono ricevere
anteprime dei miei romanzi e interi racconti completamente gratuiti. Su Vivere
di Scrittura, invece, si studia, si collabora e si lavora per diventare
scrittori indipendenti.
8) A chi oggi vuole auto-pubblicarsi si
presentano tante alternative. Youcanprint, Narcissus, Writing Life e molte
altre piattaforme offrono la possibilità di crearsi da soli un e-book. Secondo
la tua esperienza che piattaforma consiglieresti ad un esordiente?
Sicuramente
una piattaforma italiana. Eviterei Lulu, Smashwords o altro. Narcissus,
Bookolico e Youcanprint sono i migliori, a mio avviso. Completamente
indipendenti, lontani dalle logiche imprenditoriali che si nascondono dietro i
servizi di Mondadori, Espresso, Apple e Amazon.
Bookolico distribuisce, per ora, solo sulla sua piattaforma e si differenzia
dagli altri per il suo singolare sistema di pricing, che fa alzare il costo di
un libro proporzionalmente all’interesse del pubblico. Ho avuto la fortuna di
conoscerne i fondatori di persona, in un evento all’ombra del Colosseo, mesi
fa, e di intervistarli sul mio sito: sono dei ragazzi tanto giovani quanto
motivati e professionali.
Narcissus è uno storico servizio che si occupa di soli eBook e ha implementato,
col tempo, diversi interessanti servizi. E altri ne stanno nascendo, come hanno
rivelato in anteprima nell’intervista che ho fatto loro.
Youcanprint, oltreché di eBook si occupa anche di versioni cartacee. Offre una
serie di servizi interessanti come l’ufficio stampa, le traduzioni, l’editing,
la grafica di copertina e altro ancora. Anche dalla loro intervista si
comprende che ne hanno di cose in mente per il prossimo futuro.
9) Scorrendo la classifica delle vendite dei
libri non trovi una forte omologazione delle proposte? Molti operatori del
settore iniziano a criticare, sia pure debolmente, la standardizzazione dei
best-seller e la rincorsa dell’esistente, che portano ad escludere
l’originalità di opere più coraggiose. Pensi che la rivoluzione digitale potrà
rompere questa situazione ed arriverà a valorizzare le diversità di idee e di
contenuti?
Certamente
sì.
Come
dicevo prima, le logiche dell’editoria sono quelle industriali legate al
profitto. E l’essere umano, per natura, non ama molto il pericolo. Tende ad
andare sul sicuro. Quindi: se sono un editore/imprenditore mi impongo di
abbassare il rischio.
C’è stato
il periodo in cui la saga Twilight ha fatto credere nel filone vampiresco: via
tutti a scrivere di vampiri innamorati. Le varie “sfumature” hanno fatto
credere nell’erotico. Harry Potter nel fantasy. E così via.
Gli
editori temono di andare in perdita, così si dirigono sulla strada più sicura.
Ma la strada percorsa già da altri non è mai la più sicura, è solo la più
consumata.
Bisogna
rischiare e avere il coraggio di puntare sull’originalità. I best seller non
nascono a tavolino. E non c’è un genere che “tira” più di altri. I best seller
nascono per una serie di motivazioni, non sempre legate al marketing. Anzi,
legate soprattutto alla qualità dell’opera.
Che poi,
io farei una distinzione netta tra best seller (il classico fuoco di paglia che
scala le vette delle classifiche in poco tempo) e long seller (idee geniali che
restano nel tempo).
Fossi un
editore impiegherei il meglio del mio personale per ricercare autori di long
seller, di opere in grado di far sognare e insegnare qualcosa al mondo. Sono
certo che delle “50 sfumature”, tra qualche anno, non se ne ricorderà più
nessuno. Di Edgar Allan Poe (tanto per richiamare uno degli autori citati
prima), di lui, invece, se ne ricordano ancora oggi. Perché? Perché ha
insegnato al mondo che si può scrivere anche di crimine. Che sondare le
oscurità dell’animo umano può essere intrigante, se lo si sa fare bene. Perché
ha rotto gli schemi e regalato al pubblico una nuova visione del mondo e nuove
avventure da assaporare.
Il self
publishing, per me, è il mezzo migliore per rompere la monotonia
dell’omologazione, al momento.
10) Perché in Italia le nuove tecnologie
digitali si diffondono molto più lentamente che nel resto del mondo? Che tipo
di resistenze ci sono da parte dei nostri consumatori verso l’e-book?
Le
stesse di prima. I lettori sono esseri umani tanto quanto gli editori. E, per
uno che ha il coraggio e la voglia di cercare la novità, ce ne sono cento che
cercano la sicurezza. La sicurezza di un autore che ci ha già soddisfatto in
passato, di una casa editrice che pubblica quel genere che amo, di un formato
che sono sicuro di saper utilizzare: il libro cartaceo.
Sono
certo che molte persone non immaginano nemmeno quanto sia riposante e semplice
leggere libri su un eBook reader. Basta provarlo per diventarne dipendenti. Anche
io sono un amante del libro cartaceo, del romanticismo legato allo sfogliare le
pagine. Quando passo davanti a una libreria mi si illuminano gli occhi come a
Zio Paperone davanti a una banca. Ma ho scelto di leggere anche in digitale.
Per diversi motivi, i primi 3 che mi vengono in mente sono:
1. Amo
la lettura, in ogni sua forma. Cartacea e non. Non faccio distinzioni. Se
scrivessero un romanzo sui muri dei bagni della stazione Termini, ci passerei
una giornata dentro.
2. Amo
il nuovo, mi affascina perché è sempre stimolante.
3. Gli
eBook costano meno, che non fa mai male.
Ma il
desiderio di sicurezza non è l’unico responsabile. C’è altro. Molto di più.
Da un
lato, in Italia, c’è un’analfabetizzazione digitale che non ha pari nel resto
d’Europa, dall’altro c’è una scarsa copertura della banda larga. Se il governo
decidesse di dare priorità a questa espansione digitale, otterremo già un buon
risultato.
Di aiuto
potrebbe essere anche il proliferare di corsi di informatica gratuiti che diano
possibilità a tutti di arricchire il proprio bagaglio culturale in materia,
così come un’informatizzazione delle strutture pubbliche e private. Ma ci pensi
che abbiamo ancora il fax come principale strumento di invio documenti, in Italia?
Un
esempio con i numeri: nel 2012 la fibra ottica copriva ancora solo il 10% del
territorio nazionale e il 41% degli italiani, nello stesso anno, ha dichiarato
di non essere mai stato su Internet, mentre nel Regno Unito la stessa risposta
è stata fornita solo dal 10% della popolazione. Chissà se il resoconto del 2013
ci stupirà…
Qualcosa
sta iniziando a muoversi anche qui da noi, ma dobbiamo fare in fretta, o il
resto del mondo ci doppierà e saremo fuori dai giochi.
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